giovedì 13 aprile 2017

Quando entrava in campo per il riscaldamento pre-partita, sfiorava sempre un ciuffo d'erba. 
Non un punto qualsiasi, ma il punto dove suo fratello Olivier crollò nel 1988.
Era all'incrocio dell'area di rigore, non si rialzò mai più
Per il dolore Emmanuel Petit pensava di smettere...
...Per fortuna ha trovato la forza di continuare.
Sfiorando prima di ogni partita quel ciuffo d'erba.


domenica 22 gennaio 2017

Il bivio - David Chiumento

A dar retta ai giornali, ogni anno si dovrebbe ammirare l'erede di Maradona, Platini, Van Basten ecc. Ovviamente non è così perché campioni del genere nascono una volta ogni tanto. Ma è facile ingannarsi vedendo delle ottime prestazioni di giovani campioni in erba.

Nel caso di David Chiumento, il futuro sembrava già scritto: dopo Alex Del Piero, la casacca numero 10 della Juventus sarebbe toccata a lui. Classe 1984, nato in Svizzera e cresciuto nel canton Appenzello, entra a far parte delle giovanili bianconere e subito si mette in mostra. Cominciano i primi paragoni con Del Piero, anche perché il giovane svizzero marchia a fuoco due edizioni della coppa Carnevale: nel 2002 segna la rete decisiva al 90' contro lo Slavia Praga; nel 2003 l'Empoli fa sudare freddo i bianconeri: la partita finisce 3-3, le regole prevedono il "replay" della partita e la Juve si impone nettamente per 3-0. Chiumento segna in tutte e due le partite e lascia un segno indelebile sul torneo, venendo nominato anche miglior giocatore della competizione.

Nella primavera juventina, insieme a Chiumento c'erano giocatori come Antonio Mirante che dopo una lunga gavetta si è affermato come uno dei portieri più affidabili del campionato, Raffaele Palladino, grande talento ma mai del tutto espresso. In seguito hanno trovato anche spazio in serie A Andrea Luci (al Livorno) e Abdoulay Konko (che dopo tre anni al Siviglia è tornato in Italia prima al Genoa e poi alla Lazio). In difesa giocava anche Andrea Masiello, che qualche anno dopo è entrato nel vortice del calcio-scommesse come uno dei protagonisti principali (in negativo ovviamente...memorabile il suo autogol nel derby contro il Lecce)


Ma torniamo al nostro Chiumento. Dopo la seconda vittoria nel torneo di Viareggio, arriva il premio con l'esordio in serie A. Marcello Lippi lo fa debuttare cinque giorni dopo il successo contro l'Empoli entrando proprio al posto di Del Piero: mezz'ora di gioco contro l'Ancona e una carriera che sembra in ascesa.
L'anno dopo arriva l'inevitabile prestito vista l'impossibilità di trovare spazio a Torino: si pensa che nella "filiale" di Siena, Davide possa farsi le ossa ed esplotere ma in realtà è solo l'inizio del declino, visto che in Toscana raccoglie solo 14 presenze ed una rete; forse è troppo morbido per una squadra che deve lottare in tutti i modi per evitare la retrocessione nel duro campionato italiano. Con Fabio Capello alla guida della squadra, non c'è posto per il giocatore che ancora non ha trovato un ruolo fisso e allora ecco il prestito in Francia al Le Mans; continua a non convincere (18 presenze e un gol) e soprattutto perde l'occasione di guadagnarsi un posto nella Juventus retrocessa in serie B dopo calciopoli. In quella squadra trovano spazio alcuni giocatori che come Chiumento hanno fatto la trafila delle giovanili: Claudio Marchisio, Paolo De Ceglie, Matteo Paro e Palladino. Chiumento non ha questa possibilità e allora arriva ancora il prestito allo Young Boys in patria.

Chiumento durante l'esperienza in America a Vancouver
Con la sua nazionale ha un rapporto controverso: ha disputato nel 2004 gli Europei Under 21, ma ha sempre aspettato di ricevere una chiamata dalla nazionale italiana, il doppio passaporto svizzero e italiano lascia aperta questa speranza. Ma la chiamata che non è mai arrivata e con opportunismo ha in seguito accettato di giocare con la nazionale elvetica: la prima (e unica) convocazione è avvenuta in occasione dell'amichevole contro l'Uruguay il 3 marzo 2010.

Dalla stagione 2007-08 gioca (bene) nel Lucerna fino al 2010, quando si guadagna un buon contratto in America per i Vancouver Whitecaps. Resta due anni fino a quando decide di tornare in Svizzera nel Zurigo, dove gioca tuttora.

Tecnica sopraffina, dribbling ubriacante e pericolosissimo nei calci di punizione. Rimane il rammarico per non averlo mai visto impiegato con costanza in serie A (solo 15 presenze totali), forse il fisco leggero e un carattere non di ferro non lo hanno agevolato. Ma da quello che era considerato l'erede di Del Piero ci si aspettava di più...

mercoledì 4 maggio 2016

SLIDING DOORS - Quasi gol, Roby...

Poteva essere uno dei gol più belli di sempre...

Ah, il "Roby" del titolo è Roberto Baggio. La partita è Francia-Italia. Non è un amichevole, sono i quarti di finale del Mondiale '98...

Siamo al 112' e la partita non si riesce sbloccare. Ci sono state diverse occasioni per entrambe, qualcosa in più fatto dai francesi che però hanno mancato il colpo da KO. Le squadre sono stanche e i calci di rigore sono sempre più vicini. La Francia è piena di giocatori che militano o hanno militato nel nostro campionato (qualche nome? Zidane, Thuram, Blanc, Djorkaeff, Desailly, Karembeu), sanno che non possono concederci neanche un millimetro altrimenti li freghiamo, lo sanno e ormai puntano a giocarsi il match ai rigori, con 80.000 tifosi che un po' di pressione te la mettono e con la tradizione negativa dell'Italia dalla loro parte: c'è di peggio. Quanto all'Italia, beh...non ci siamo mai distinti per condurre il gioco e col CT Cesare Maldini l'andazzo non cambia; peccato perché i giocatori ci sarebbero eccome! Comunque ormai i rigori sono vicini e noi ultimamente non abbiamo mai avuto fortuna (sconfitte con Argentina e Brasile negli ultimi due mondiali); siamo quasi rassegnati ma se capita il momento giusto...ECCOLO!!! Il momento giusto! Palla meravigliosa di Albertini dalla trequarti, Blanc e Desailly dormono della grossa (eppure ci conoscono), Baggio tira al volo dal vertice sinistro dell'area piccola...


Fuori. FUORI, cazzo!

Paradossalmente il problema è che Baggio ha fatto tutto troppo bene: si è smarcato benissimo, si è coordinato meravigliosamente, ha calciato perfettamente; eppure il pallone non è entrato; forse con una conclusione un po' più sporca la palla entrava in rete. Questione di centimetri come lo stesso Baggio ha mimato pochi secondi dopo il tiro

E' uscita di così
Poteva essere uno dei gol più belli di sempre. Rimarrà uno dei quasi gol più belli della storia del gioco.

Puntate precedenti: L'errore di Pippo

lunedì 15 febbraio 2016

Diamo i numeri

Come buona parte degli sport, anche il calcio ha la sua bella dose di stranezze. Modi particolari di entrare in campo o in posizioni prestabilite, infilarsi prima una scarpa piuttosto che un altra.
In questo articolo ci occuperemo dei numeri di maglia scelti dai calciatori...



Ha scherzato sul suo cognome Fabio Gatti, che lungo tutta la sua carriera ha indossato il numero 44 citando la famosa canzone dello Zecchino d'oro! Disse alla Gazzetta: "Ho scartato il 4 perché 'quattro Gatti' mi faceva tristezza. Avrei voluto il 5, però poi ho ceduto ai miei compagni, che un po' per prendermi in giro, un po' per affetto, spingevano per il 44. Loro mi cantano sempre 'quarantaquattro gatti'..." Regista ordinato, viene ricordato soprattutto per gli anni trascorsi a Perugia, dove esordì in prima squadra nel 1999 e in serie A nel 2001 a soli 19 anni; riuscì anche a collezionare otto presenze con l'Under 21. Dopo la retrocessione del Perugia, scese in serie C nel 2004 aggregandosi ad un progetto ambizioso come quello del Napoli del presidente Aurelio De Laurentiis, ma con l'arrivo del tecnico Edy Reja al posto di Giampiero Ventura, le sua posizione in squadra si fa più complicata e retrocede tra le riserve. Da allora, comincia a  girovagare nella provincia italiana tra serie B e C, ritorna anche nell'amata Perugia nel biennio 2008-2010, prima di eclissarsi lentamente...

Interessante anche il caso di Mohammed Kallon. Numero di maglia all'Inter: il 2. Quando gli fecero notare che era un numero solitamente riservato ai difensori, l'anno successivo cambiò radicalmente e scelse...il 3! Attaccante originario della Sierra Leone, Kallon si mise in luce allo Zurigo, campionato svizzero di serie B e venne acquistato dall'Inter (che all'epoca non ci pensava troppo ad acquistare stranieri vagamente promettenti) e subito girato in prestito al Bologna: l'impatto con la serie A è brutale (due presenze, zero gol, molto fumo e poco arrosto), meglio ripartire dalla B con il Genoa dove comincia a farsi valere (10 reti) e al Cagliari in serie A (8 reti). Ancora un prestito nella stagione 1999/00 quando finisce alla Reggina, al suo debutto assoluto nella massima serie, ed esordio con botto: 1-1 contro la Juventus a Torino e primo gol storico segnato proprio da Kallon! Chiuderà con 11 reti. A seguire ancora una buona stagione a Vicenza prima del ritorno a Milano; una prima stagione discreta (28 presenze, 9 reti), poi nella stagione successiva viene pizzicato dall'anti-doping che lo squalifica 6 mesi perché positivo al nandrolone. In pratica la sua avventura italiana si chiude qui, raccoglie ancora 5 presenze senza segnare la stagione successiva prima di essere ceduto al Monaco. Dopo diverse esperienze all'estero rientra in patria nel...suo club: nel 2002 comprò per 30.000 $ il Sierra Fisheries, ribattezzato in Kallon Football Club di cui è tuttora il presidente!

Una scelta molto particolare fu quella dell'attaccante cileno Ivan Zamorano. L'arrivo di Ronaldo all'Inter fu veramente un evento epocale e bisognava ovviamente cercare di soddisfare le sue richieste; su un punto il fenomeno brasiliano era stato chiaro: voglio giocare con la maglia numero 9. Zamorano, che aveva indossato la maglia fino a quel momento e a cui era ovviamente affezionato, non può che obbedire. Ma pur di non rinunciare al 9 ecco il colpo di genio: scelse il numero 18 inserendo il segno + tra i due numeri!


Fonti: FTBPro

domenica 10 gennaio 2016

La prima perla di Zizou

Il padre stava per ritornare in Algeria, il paese dove nacque. Dopo l'indipendenza algerina del 1963, la voglia di ritornare al paese natio era sempre più forte. A cambiare i piani di Smail Zidane (come spesso capita a noi maschietti), sarà una fanciulla; invece che prendere la nave da Marsiglia, l'incontro con Malika porta ad un matrimonio e ad un progetto di vita da condividere proprio nella stessa Marsiglia. 
Da quel matrimonio nascono cinque bambini, quattro maschi e una sola sorella (che sarà di fondamentale importanza per il risultato di una finale della Coppa del Mondo...ma il 2006 è ancora lontano). Il figlio più piccolo è quello ritratto nella foto qui sotto, il suo nome dovreste averlo sentito qualche volta...


Zinedine Zidane a 14 anni fa un provino per il Cannes di 6 settimane, brillantemente superato, ma all'inzio comincia facendo addirittura il terzino, per poi trovare la sua posizione naturale di trequartista. Il direttore del Cannes Jean-Claude Elineau lo invitò a dormire presso la sua famiglia, lasciando la foresteria della squadra dove il giovane Zidane divideva l'alloggio con tutti gli altri giocatori del club. 
Il debutto arriva all'età di 16 anni, il 18 maggio 1989 contro il Nantes, che curiosamente è la stessa squadra che due anni più tardi subirà il primo dei tanti gol segnati durante la carriera del giocatore. Un gol veramente molto bello, abbastanza rivelatore del prosieguo del percorso sportivo del franco-algerino



Zidane dopo aver segnato esulta molto, perché oltre ad essere il primo gol da professionista, avrebbe ricevuto come regalo un auto dal presidente del Cannes, Alain Pedretti che gliela aveva promessa in occasione del suo primo gol e Zidane si trova in garage una Renault Clio rossa!

martedì 8 dicembre 2015

Juve Mondiale 30 anni dopo

Era esattamente 30 anni fa che la Juventus si laureava per la prima volta campione del Mondo grazie alla vittoria della coppa Intercontinentale.

Prima della partita

Solo pochi mesi prima la Juventus aveva vinto la sua prima Coppa dei Campioni contro il Liverpool, ma la morte di 39 tifosi prima dell’inizio della partita aveva inevitabilmente cambiato il clima attorno alla gara. Quella serata passerà tristemente alla storia come la serata della tragedia dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles dove venne disputata la finale. Una vittoria sportiva in un clima surreale e drammatico, una vittoria a metà. E l’esultanza dopo il rigore decisivo realizzato da Michel Platini è sembrata poco adatta al contesto da brividi nel quale si disputava la partita.

L’albo d’oro della competizione non sorrideva alle squadre europee, l’ultima vittoria risale al lontano 1976, quando il Bayern Monaco aveva battuto il Cruzeiro; è risaputo che giocare contro le squadre sudamericane (e con quelle argentine in particolare) in quegli anni significava rischiare spesso di non riuscire a tornare a cassa con tutte le ossa integre. Insomma non è una partita facile quella che si prospetta per i bianconeri in quel di Tokyo. 62mila persone si presentano l’8 dicembre 1985 allo stadio Nazionale alle ore 12:00. Juventus-Argentinos Juniors può cominciare.

Il tabellino della partita:

Juventus: Stefano Tacconi; Gaetano Scirea (64′ Pioli), Sergio Brio, Luciano Favero, Antonio Cabrini – Lionello Manfredonia, Massimo Bonini – Massimo Mauro (78′ Massimo Briaschi) – Michael Laudrup Michel Platini, Aldo Serena. All. Giovanni Trapattoni.

Argentinos Juniors: Enrique Vidallé; José Luis Pavoni, Adrián Domenech, Carmelo Villalba – Sergio Batista, Jorge Olguin, Mario Videla, Emilio Commisso (86′ Renato Corsi) – Claudio Borghi, José Antonio Castro, Carlos Ereros (117′ Juan José Lopez). All. José Judica.

Reti: 55′ Ereros; 63′ Platini (rig.); 75′ Castro; 83′ Laudrup

Il campo da gioco è poco adatto ad una partita di calcio, per usare un eufemismo (ed infatti ci giocano anche a football americano). Inoltre è bagnato. Per il mister Giovanni Trapattoni “la palla rimbalza come se fosse un coniglio”. Auguri…

Si comincia ma il primo tempo non è eccezionale. Iniziativa agli argentini e la Juve che attende gli avversari e che una giocata di Platini cambi il destino della partita, cosa che per il momento non succede. Il secondo tempo invece è pirotecnico. Inizia meglio la Juve a cui viene annullato un gol di Michael Laudrup per fuorigioco, ma a passare in vantaggio è l’Argentinos: un pallone rifinito perfettamente da Videla, beffa la difesa juventina e lancia Ereros solo davanti a Tacconi che viene scavalcato con un pallonetto ben calibrato. Una straordinaria giocata di Borghi libera Ereros che mette in mezzo per Castro: è gol ma l’arbitro annulla ancora. La Juventus si butta in avanti in cerca il pareggio e lo trova quando Olguìn atterra in area Serena; Platini dagli 11 metri è glaciale: 1-1, non esulta neanche. Il francese sente che è il momento giusto per impadronirsi della partita: palla al limite dell’area, stop di petto, tocco di destro a scavalcare un avversario e tiro al volo senza far cadere il pallone: gol pazzesco, stavolta esulta eccome! Ma l’arbitro, il tedesco Volker Roth annulla ancora, questa volta inspiegabilmente. Sta di fatto che quello di Platini passa alla storia come “il gol annullato più bello di sempre”. L’arbitro è inflessibile e il trequartista francese non rimane altro che sdraiarsi sul terreno da gioco, con la mano che regge la testa; in questa immagine c’è tutto Platini…



La partita ormai si è infiammata: Claudio Borghi semina il panico e vedere le sue giocate non fa che aumentare i rimpianti per una carriera che avrebbe potuto e dovuto essere molto migliore di quella che è stata effettivamente. Al 75′ vede (e solo lui può vedere) un corridoio dove far passare il pallone per il velocissimo Castro che taglia la difesa bianconera e da posizione non facile beffa Tacconi con colpo sotto che si infila morbidamente sul secondo palo; probabilmente il portiere si aspettava una conclusione di potenza ed aveva chiuso correttamente il primo palo, ma il tocco di Castro è veramente molto pregevole e a 15 minuti dal termine l’Argentinos è di nuovo in vantaggio. Serve la giocata del campione per pareggiare la partita e la Juve ne ha due nei ruoli offensivi che possono colpire in qualunque momento: Platini e Laudrup. Da una brutta respinta della difesa argentina, la palla finisce al danese che vede Platini e detta il passaggio; l’assist è telecomandato e Laudrup, saltato il portiere Vidallé che lo sbilancia pericolosamente, riesce ad insaccare nonostante la posizione defilatissima!

Mancano ormai pochi minuti alla fine dei tempi regolamentari, ma le squadre sono esauste. Il bellissimo secondo tempo ha lasciato il segno sui giocatori; succederà poco altro, l’occasione migliore capita a Ereros, smarcato benissimo in mezzo all’area dal solito Borghi, ma il tiro è debolissimo e non c’entra neanche la porta.

Si va ai rigori!  

Per la prima volta a decidere la Coppa Intercontinentale saranno i rigori. Cominciano i bianconeri e si presenta sul dischetto il ruvido stopper Sergio Brio: sassata senza troppi complimenti e rete. Olguìn spiazza Tacconi e Cabrini insacca col brivido; Batista invece tira piano e poco angolato, Tacconi para! Serena e Lopez segnano (anche se il portiere juventino stava per parare), chi sbaglia è a sorpresa Laudrup. Siamo sul 3-2 per la Juventus e si presenta sul dischetto Pavoni: rigore orribile, Tacconi non si butta neanche e para il secondo penalty della giornata. Platini spiazza Vidallé e la Juve conquista per la prima volta l’Intercontinentale. Il francese viene anche nominato miglior giocatore della partita.




Perché se ne parla ancora dopo 30 anni?

Ovviamente perché è stata la prima vittoria mondiale dei bianconeri, ma non solo. E’ stato il trionfo che ha cancellato la macchia dell’Heysel. E’ stata anche una bella partita con ottimi giocatori e gesti tecnici sopra la media. E sicuramente è stata una delle partite più belle e combattute della manifestazione.

In Argentina il giornale Clarin uscì con il titolo “Para recordar, por siempre” proprio per rimarcare la bella prova offerta dal club argentino che esce a testa altissima dalla partita. Come scritto all’inizio, negli anni precedenti le squadre argentine si erano fatte una brutta nomea, squadre di calci più che di calcio. Invece l’Argentinos disputò una signora partita. E’ stata la sublimazione del duello tra due scuole calcistiche, il calcio italiano e quello argentino, con le giocate di due fuoriclasse come Borghi e Platini ad illuminare la scena. Possiamo considerare la partita come uno dei momenti migliori della carriera di Borghi e come l’ultima recita da vero protagonista di Platini, che dopo aver vinto tutto si ritirerà senza più stimoli un anno e mezzo dopo.

La vittoria di Tokyo, ha regalato ad Antonio Cabrini e Gaetano Scirea il primato di diventare i primi giocatori ad aver conquistato tutte le principali manifestazioni di club (saranno raggiunti successivamente dai loro compagni Tacconi e Brio e più avanti ancora dall’olandese Danny Blind), mentre Trapattoni grazie al successo del 1985 è tuttora l’unico allenatore ad aver centrato questo traguardo.

La coppa del 1985 è stato anche il primo avvenimento sportivo a non essere trasmesso dalla RAI: la partita andò in onda su Canale 5 ma solo i telespettatori della Lombardia poterono assistere in esclusiva alla gara visto che le televisioni private non potevano trasmettere l’evento in diretta in tutta Italia. Venne poi trasmessa una replica in tarda serata che hanno potuto vedere in tutta Italia e che ha avuto una grande audience (attorno al 34% di share).

Ecco perché Juventus-Argentinos Jrs è “para recordar, por siempre”.

Fonti: Storie di calcio - Wikipedia - Clarìn