giovedì 26 settembre 2013

Il carnevale di Edmundo

Era impegnato in quei mesi. Aveva un "serio problema personale da risolvere", così era ritornato nel suo adorato Brasile. Anche perché il serio problema personale era un processo per omicidio colposo dovuto ad un incidente del 1995 in cui erano morte tre persone. Edmundo Alves de Souza Neto era sbarcato in Italia nel gennaio del 1998. Dopo una buona carriera in Brasile dove veste le maglie di Vasco da Gama, Palmeiras, Flamengo e Corinthians, vincendo 3 campionati brasiliani (nel '93 e '94 col Palmeiras, nel '97 col Vasco da Gama), 2 campionati paulisti e un campionato carioca oltre ad un titolo di capocannoniere (29 gol nel 1997) e la coppa America con la nazionale. Un buon curriculum, non c'è che dire, tanto che Vittorio Cecchi Gori lo paga 13 miliardi di lire. Ma in quel gennaio del '98, il nostro conosce per la prima volta una cosa a lui molto sgradita: la panchina. L'allenatore Malesani all'inizio lo considera poco; "Non sono mai stato in panchina, nemmeno quando avevo otto anni" specifica l'attaccante. E allora prende l'aereo e torna in Brasile. Aveva il processo, certo, ma c'era anche il carnevale di Rio. Il 16 marzo torna in Italia col capo cosparso di cenere ("Sono pentito di quello che ho fatto, ma non potevo agire in modo diverso") e pochi giorni dopo arriva anche il primo gol in serie A contro il Napoli.


Tutto risolto? Sembra di sì. Ma l'anno dopo, con la Fiorentina prima in classifica e con Gabriel Batistuta fuori per infortunio, il brasiliano torna al suo amato Carnevale. Mentre la Fiorentina perde punti preziosi e lo scudetto diventa un miraggio, Edmundo se la spassa a Rio de Janeiro facendo bere della birra ad una scimmietta. Immaginate la gioia di Giovanni Trapattoni, allenatore della squadra...


Una decisione sciagurata ovviamente, ma nel suo contratto c'era una clausola che consentiva al giocatore di partecipare alle sfilate carnevalesche, quindi in parte è anche colpa della società se si è verificata questa spiacevole situazione.
Dopo l'anno e mezzo a Firenze, il giocatore torna in Brasile per due campionati con Vasco da Gama e Santos, segnando 26 gol in totale. Edmundo decide di riprovarci col calcio italiano: a Napoli il giorno della sua presentazione soni in 20.000 al San Paolo. Purtroppo, un infortunio alla prima giornata gli fa disputare solo metà stagione e mai al top della condizione fisica, e quell'anno il Napoli retrocesse...
Edmundo finisce anche in Giappone ai Tokyo Verdy, per poi ricominciare il suo giro in Brasile. Da segnalare i 13 gol segnati col Vasco da Gama a 37 anni suonati.

sabato 21 settembre 2013

LO SAI CHE? - La squadra dei sogni



Allora, in porta Gordon Banks. Roberto Carlos e Cafu sulle fasce. Cruyff, Gascoigne e Maradona dietro Messi e Lineker e giocano tutti in una squadra inglese che milita in sesta categoria, l'FC Franborough. Non male, vero? E' l'idea che è venuta a quei mattacchioni di Paddy Power, famoso bookmaker irlandese: usare i nomi di tutti i più grandi giocatori nella storia del calcio e in cambio firmare il contratto di sponsorizzazione (e rinominare lo stadio in Paddy Power Park). C'è anche un italiano (Maldini) e pure l'allenatore ha cambiato nome, adesso si chiama Josè Mourinho. Il gioco è fatto e la squadra ottiene visibilità in tutto il mondo...


mercoledì 11 settembre 2013

La dinastia degli Aubameyang

Dopo la tripletta all'esordio in Bundesliga (un impresa riuscita solo ad altri sei calciatori prima di lui), è finito sotto i riflettori Pierre-Emerick Aubameyang, nuovo acquisto del Borussia Dortmund acquistato in estate dal Saint-Etienne per 14 milioni. Ma Pierre-Emerick è solo l'ultimo degli Aubameyang a far parlare di sé...

Il padre. Pierre François Aubameyang è stato un modesto difensore, nato in Gabon nel 1965. Anni di militanza in giro per il mondo, con una grande militanza nello Stade Lavellois in Francia dal 1984 al 1991, fino a quando nel 1996-97 finisce a giocare nella Triestina, in serie C2 e qui la vita di Pierre cambia radicalmente. Dopo aver perso un volo diretto per Parigi all'aeroporto di Trieste, si dirige verso l'aeroporto di Venezia per prendere un altro aereo; qui, Ariedo Braida, direttore sportivo del Milan, lo scambia per il calciatore rossonero George Weah; resosi conto dell'errore Braida decide comunque di offrire un passaggio fino a Venezia al gabonese e durante il tragitto, Pierre parla al dirigente milanista dei suoi tre figli. Braida incuriosito dalla parlantina di Aubameyang, decide di dargli fiducia e nel giro di pochi anni i suoi tre figli giocheranno con la maglia del Milan (con scarse fortune), mentre Pierre è tutt'ora nello staff degli osservatori del Milan, col compito di scovare i giovani talenti francesi e africani. 



Catilina. Nome da senatore romano, il maggiore dei fratelli Aubameyang è arrivato in Italia nel vivaio della Reggiana nel 1998. Nel 2000 viene acquistato dal Milan, dove viene inizialmente parcheggiato in primavera. Esterno di centrocampo, provato da Ancelotti anche come terzino, ma i limiti tecnici del giocatore erano evidenti. Nonostante tutto colleziona una presenza in coppa UEFA e l'anno successivo una in Champions League e una in campionato (contro il Piacenza, persa 4-2 con Ancelotti che schierava tutte le riserve possibili in vista della finale di Champions poi vinta ai rigori contro la Juve). A Milano, Catilina viene ricordato soprattutto per una scazzottata con Gattuso: prima di una partita contro il Bayern Monaco nell'ottobre 2002, Ringhio si arrabbiò dopo una serie di brutte entrate del gabonese che gli rispose per le rime...dentro lo spogliatoio volarono gli stracci! Dopo la breve esperienza rossonera, inizia la parabola discendente: Triestina (serie B), Rimini (serie C1) e Ancona (C2), prima di lasciare l'Italia per la Svizzera (Lugano e Chiasso), poi il ritorno in Gabon al 105 Libreville con tanto di campionato vinto, la Francia (Paris FC, Ajaccio e Gazelek Ajaccio), fino al ritorno in patria con l'FC Sapins.



Willy. Attaccante classe '87, nel 2005 entra nelle giovanili del Milan e si mette in mostra nel trofeo Berlusconi 2006, la classica partita di inizio stagione contro la Juventus. Nel 2007-08 entra nella rosa della prima squadra ma gioca solo una partita di coppa Italia contro il Catania. Cominciano la serie di prestiti: Avellino in serie B (30 presenze ma solo un gol), l'Eupen (seconda serie belga), il Monza (serie C1), il Klimarnock in Scozia, poi il ritorno in patria al FC Sapins col fratello maggiore Catilina. Sembrava destinato ad una carriera migliore, Filippo Galli (suo allenatore ai tempi della primavera del Milan) parlava molto bene di lui, Galliani affermò che in caso di squalifica per doping di Borriello, "Willy resterà con noi tutta la stagione". Tenuto in buona considerazione, ma non è mai esploso. 



Pierre-Emerick. Il migliore dei tre, se ne accorge subito anche il padre ("a livello tecnico è certamente il più bravo dei tre"). Arriva nella primavera del Milan nel gennaio 2007, capocannoniere della Champions Youth Cup del 2007, nel 2008-09 va in prestito al Digione (seconda serie francese), l'anno successivo al Lilla e nel 2010-11 al Monaco senza impressionare. Il suo girovagare in prestito finisce quando approda al Saint-Etienne nel gennaio 2011. Il suo cartellino viene acquistato dalla squadra francese a prezzo di saldo (2 milioni di euro) e Pierre ripaga la fiducia realizzando in due stagioni 16 e 19 gol. Ad oggi conta 33 presenze e 12 gol in nazionale, quella del Gabon (avrebbe potuto anche essere convocato dalla nazionale francese, con la quale aveva disputato una partita con l'under 21) e un'esperienza alle Olimpiadi di Londra 2012...Il migliore della famiglia, e l'unico a non aver mai giocato nella prima squadra rossonera, qualche domanda a Milanello dovranno pur farsela...



P.S: una curiosità, il 17 Novembre 2010 in occasione della partita persa contro il Senegal 1-2, tutti e tre i fratelli Aumbameyang sono scesi in campo per il Gabon!

venerdì 6 settembre 2013

La foto della settimana - Maradona è megl 'e Pelè (?)

Stando a quello che dice Maradona, le dimensioni contano...ecco la foto, che Maradona ha mostrato in mondovisione (ad una riunione contro la Conmebol organizzata da Romario e Chilavert...), che ritrae Pelè e Beckenbauer sotto la doccia. "Chi è il più grande dei due? Questo (alludendo a Pelè) sicuramente è il più piccolo". E tutti a ridere. Avrà anche ragione il simpatico Diego, però lui è una persona piccola. Che forse è anche peggio che avercelo corto...


mercoledì 4 settembre 2013

Lo stemma del Brescello

Ci sono squadre che ti rimangono impresse nella memoria. In questo caso, più che la squadra, mi ricorderò per sempre dello stemma della squadra. Quando ancora collezionavo le figurine Panini (diciamo fino a dieci anni fa), ogni volta che trovavo questo stemma ero contentissimo:


Era il logo del Brescello, società che dalla metà degli anni '90 è stata protagonista in serie C2 e C1. Piccola città di 5000 abitanti in provincia di Reggio Emilia, deve la sua fama ai film di Peppone e Don Camillo girati in città negli anni '60. Molto furba l'idea della società sportiva, che ha scelto di utilizzare per il simbolo della squadra i due personaggi che vengono associati immediatamente alla città reggiana; così il disegno del parroco e del sindaco iscritto al partito comunista perennemente in contrasto tra di loro, diventa il simbolo anche della squadra di calcio. Nel 2005 l'Unione Sportiva Brescello viene dichiarata fallita e deve ripartire dal gradino più basso del calcio (la terza categoria) col nome di Polisportiva Brescello e ha cominciato la lenta risalita verso il calcio che conta e adesso si trova in Promozione...