lunedì 27 aprile 2015

AMARCORD - Real e Juve

Quando si tratta di semifinali europee, è raro assistere a partite poco interessanti. Solo per il blasone delle squadre che normalmente raggiungono questo importante traguardo.
In questa prima parte, ci occupiamo della sfida tra Real Madrid e Juventus. A distanza di 5 anni, una squadra italiana torna alle semifinali della coppa con le grandi orecchie (l'ultima a riuscirci l'Inter di Mourinho nel 2010 che poi vinse la coppa), mentre il Real dopo qualche stagione di appannamento, conquista la quinta semifinale consecutiva: tre sconfitte durante l'era Mourinho (nel 2011 contro il Barcellona, nel 2012 contro il Bayern Monaco ai rigori, nel 2013 contro il Borussia Dortmund), e vittoria per Carlo Ancelotti l'anno scorso contro i campioni in carica del Bayern in attesa di vedere cosa succederà quest'anno... 

Tanti gli incroci tra le due squadre. Impossibile però non partire da Zinedine Zidane, che con un trasferimento record per la serie A di 150 miliardi di lire, nel 2001 vola da Torino a Madrid! Il presidente del Real, Florentino Perez cominciò a corteggiarlo per aggiornare la sua collezione di figurine, il francese accettò ma per non rompere in modo traumatico col club che lo aveva consacrato alla ribalta mondiale, fece in modo di far ricadere la colpa del trasferimento sulla moglie. Veronique Fernandez, era la "vittima" perfetta: perché di origine spagnola e anche perché prima del trasferimento del marito, disse che era stanca di Torino e voleva una città sul mare. Noto stabilimento balneare, Madrid... Tipino da prendere con le molle la signora Zidane: pare che prima della famosa finale mondiale 2006 e della testata a Materazzi, Zizou abbia avuto un litigio con Veronique (durante la finale non portava la fede), il nervosismo già alto del giocatore e le provocazioni di uno specialista come Materazzi hanno fatto il resto... Molto esaustivo il commento dell'Avvocato Agnelli su chi portava i pantaloni in casa del trequartista francese: "Zidane non soffre la nostalgia del mare o del sole, ma l' autorità di sua moglie. Gli ho chiesto: 'Ma in casa tua chi comanda?' E lui mi ha risposto così: 'Da quando abbiamo due figli, comanda lei... Io non posso farci proprio niente'"

Altri giocatori molto apprezzati sono stati Fabio Cannavaro ed il centrocampista Emerson Ferreira da Rosa, conosciuto semplicemente come Emerson. Sono arrivati insieme, voluti fortemente da Fabio Capello. Il brasiliano, pur di liberarsi del contratto con la Roma ed andare a Torino, ha detto che soffriva di depressione e che cambiare città avrebbe potuto aiutarlo (inutile dire che a Roma non è piaciuta molto questa storia...); Cannavaro invece arrivò alla Juve in cambio del portiere Fabian Carini, ennesimo pessimo affare concluso dall'Inter. Arrivati nell'estate 2004, lasciano la Juve in seguito ai due scudetti revocati e al processo di Calciopoli, per approdare entrambi al Real Madrid. E in Spagna ritrovano in panchina ancora Fabio Capello! Emerson rimane un solo anno, Cannavaro tre stagioni, prima di giocare un altro anno in bianconero e chiudere l'anno dopo all'Al-Ahli. Capello ha vinto due campionati a Madrid e due a Torino (poi revocati) ma per vari motivi non ha mai legato con le due tifoserie e soprattutto nelle competizioni europee i risultati sono sempre stati deludenti.
Tra i giocatori che hanno lasciato buoni ricordi in tutti e due i paesi, bisogna citare anche il danese Michael Laudrup. Arrivato in Italia a 19 anni, acquistato dalla Juve e subito girato in prestito alla Lazio, dal 1985 al 1989 gioca ottime stagioni a Torino rovinate da troppi infortuni durante gli ultimi anni. Dopo quattro anni al Barcellona (con quattro campionati vinti) passa al Real e vince un altro titolo diventando il primo giocatore a vincere cinque campionati di seguito in due squadre diverse! 

Decisamente meno fortunate le avventure di altri giocatori; ad esempio Nicolas Anelka: un Balotelli nato 10 anni prima. Talento molto precoce, tanta esuberanza fisica, pochissima intelligenza calcistica. Al Real arriva a soli 20 anni, troppo presto. Alla Juventus arriva a 34 anni, dopo aver girato 9 squadre e con la pensione abbondantemente garantita. In definitiva due acquisti sbagliati ed inutili...

Provate ad andare a sbirciare tra la i giocatori d'attacco che formavano la rosa dei Blancos all'inizio della stagione 1992-93. Alfonso. Emilio Butragueño. Ivan Zamorano. Juan Esnaider. Sì, proprio quell'Esnaider! Attaccante argentino classe '73, vince con la nazionale under 20 il campionato sudamericano e si guadagna le attenzioni della squadra madrilena. Dopo due stagioni nella squadra B, arriva il debutto in prima squadra (8 presenze e un gol); viene mandato in prestito al Saragozza dove realizza 38 reti totali, vince una coppa del Re e una coppa delle Coppe (capocannoniere del torneo) e si guadagna il ritorno al Real. Ma un'altra stagione in ombra a Madrid fa capire che non c'è posto in quella squadra per lui; seguono stagioni non eccezionali tra Atletico Madrid ed Espanyol dove mette in mostra un carattere fumantino; discussioni infinite con l'allenatore Antic dell'Atletico e scazzottata col compagno di Miguel Angel Benitez durante il periodo in Catalogna. L'8 novembre 1998 il legamento del ginocchio sinistro di Alex Del Piero si rompe totalmente e la Juve cerca un sostituto: il primo nome è quello di Hakan Sukur attaccante turco molto esoso; troppo per Luciano Moggi che opta per l'argentino Esnaider. Della sua presenza se ne ricordano soprattutto il cassiere del club (15 miliardi di lire per il cartellino e 2,3 miliardi annuali per quattro anni) e le tifose (una vaga somiglianza con Antonio Banderas) che i tifosi sugli spalti, visto che in due stagioni e mezzo realizza la miseria di due reti (nessuna in campionato), una in coppa Italia e una in coppa Uefa contro l'Omonia Nicosia. A metà della stagione 2000-01 torna al Saragozza dove ritrova la via del gol (11 reti in 17 partite) contribuendo alla salvezza del club. Chiusa la carriera pochi anni dopo senza altri squilli di tromba, purtroppo il nome di Esnaider torna sui giornali per un motivo drammatico nel dicembre del 2012: la morte del figlio 17enne a causa di una grave malattia.

Chi allenava Esnaider durante gli anni juventini? Carlo Ancelotti, attuale allenatore del Real... Il tecnico emiliano era diventato allenatore dei bianconeri dopo le dimissioni presentate da Marcello Lippi nel febbraio 1999, due scelte poco apprezzate dai tifosi che alla prima partita di Ancelotti espongono lo striscione "Un maiale non può allenare". Durante la prima stagione guida la squadra fino alle semifinali di Champions perse contro il Manchester United, e ad un deludente 7° posto in campionato. L'anno successivo vince l'Intertoto e arriva secondo dietro la Lazio (dopo il diluvio di Perugia), nel 2001 altro secondo posto dietro la Roma: è la fine del rapporto con la Juve. Dopo varie avventure in giro per l'Europa, nell'estate 2013 l'arrivo a Madrid e subito la vittoria della coppa Campioni... No, non ci sarà da annoiarsi quest'anno!

venerdì 24 aprile 2015

SARANNO FAMOSI - Ianis Hagi

Il padre in Italia c'è passato e ha lasciato un ottimo ricordo. Purtroppo non si è fermato a lungo, ma i due anni in cui Gheorghe Hagi ha giocato per il Brescia (prima e dopo ha giocato rispettivamente per Real Madrid e Barcellona, giusto per dire il livello del calcio italiano anni '90!) sono ancora ben impressi nella memoria dei calciofili italiani...

Adesso la Fiorentina ha comprato il figlio Ianis, classe '98. Se è bravo anche solo la metà del padre, avremo qualcosa di cui parlare per i prossimi anni...


lunedì 13 aprile 2015

Foto dall'archivio - La furia di Mondonico



Amsterdam 1992. La finale di coppa Uefa vede di fronte i padroni di casa dell'Ajax contro il Torino. I granata hanno eliminato in semifinale addirittura il Real Madrid di Hierro e Butragueño. La finale d'andata però ha visto gli olandesi strappare un buon pareggio per 2-2 a Torino, costringendo il Toro all'impresa in Olanda.
La squadra granata è assatanata e meriterebbe decisamente la vittoria. Ad impedirglielo, la mala sorte: colpo di testa di Casagrande, palo; tiro di Mussi da fuori area, pallone deviato e palo; una girata in mezzo all'area di Sordo a un minuto dalla fine, traversa. Ma oltre ai tre legni colpiti, c'è una decisione arbitrale molto contestata: passaggio in profondità per Cravero, dribbling a rientrare verso la porta. Frank De Boer è superato ma cerca di rimanere attaccato a Cravero che cade in area. Il contatto c'è, non è clamoroso, ma il rigore ci starebbe. Chi non ci sta è l'allenatore del Torino: Emiliano Mondonico. Alza al cielo la prima cosa che trova tra le mani vicino alla sua panchina, una sedia. E' arrabbiato, infuriato per la decisione arbitrale, ma si limita solo a sollevare la sedia per aria. E' il gesto di protesta di un allenatore della squadra di provincia che si ribella al destino cinico e baro.
"Un gesto che non rifarei. Ma le mie origini nascono in osteria e lì i propri diritti si fanno valere anche con le sedie"
Nella curva del Toro, in occasione di decisioni arbitrali avverse, si può tuttora sentire il coro che ricorda quella notte stregata: "Emiliano, alzaci la sedia"

lunedì 6 aprile 2015

Una vita da mediano - Renato Olive

"Sempre lì, lì nel mezzo, finchè ce n'hai stai lì" (Una vita da mediano, Ligabue) 

Renato Olive è uno di quelli che conosce per davvero il significato della parola "gavetta". Nato a Fasano in provincia di Bari nel 1971, cresce nelle giovanili del Monopoli. Dopo una breve esperienza alla Vis Pesaro e una terribile doppia retrocessione con il Lecce (dalla A alla C1 in due stagioni) dopo aver assaporato brevemente l'esordio in serie A avvenuto nel 1994, riparte con la Fidelis Andria.  La grande occasione arriva durante la seconda stagione ad Andria, quando viene ceduto in Umbria, a Perugia. E' l'inizio di un cammino quasi impensabile dove insieme a tanti giocatori provenienti dalle serie inferiori come lui (per non parlare di quel mister bizzarro che allena col cappellino e si chiama Serse Cosmi) e stranieri sconosciuti, produrrà due stagioni favolose con promozione in serie A (spareggio vinto col Torino ai rigori) e salvezza tranquillissima l'anno dopo. 
La consacrazione per il centrocampista arriva col trasferimento a Bologna, dove in tre anni diventa un pilastro della squadra rossoblu, raccogliendo grandi elogi individuali e anche dei buoni risultati di squadra. 
E' un centrocampista che lotta, che rincorre l'avversario, dal tackle duro e dalla grande resistenza fisica; ma di Olive ci si ricorda anche per un buon tempismo negli inserimenti a palla ferma, visto che colleziona 13 reti nelle sue 5 stagioni tra Perugia e Bologna! 

Si può dire che il centrocampista pugliese abbia lasciato un ottimo ricordo praticamente in tutte le squadre in cui ha giocato tranne che a Napoli. Dopo i tre anni di Bologna, Olive sente la necessità di cambiare aria e la squadra partenopea è reduce da due stagioni disastrose visto che non è riuscita a conquistare la promozione in serie A (anzi, addirittura l'anno precedente aveva chiuso al sedicesimo posto). Le trattative per l'ingaggio di Olive andavano per le lunghe anche perché il giocatore chiedeva molti soldi; a 31 anni potrebbe essere l'ultimo grande contratto della carriera e il centrocampista
pugliese vuole capitalizzare i tanti km percorsi. La trattativa è serrata ma alla fine le due parti trovano l'accordo e Olive si aggiunge a tanti giocatori di esperienza come i difensori Massimo Carrera e Sean Sogliano, centrocampisti come Dario Marcolin, Vidigal, Davide Dionigi e due bomber con parentele importanti: Max Vieri, fratello di Christian e figlio di Bob) e Gianluca Savoldi figlio di un grande bomber della storia napoletana, Giuseppe Savoldi (nonché primo calciatore per cui venne speso un miliardo di lire nel lontano 1975). Purtroppo in un campionato difficile come la serie B, avere una squadra di grandi nomi serve a poco se poi non c'è la sostanza. Va detto che c'erano gravi problemi finanziari e il nostro Olive si fece rappresentante dei calciatori per esigere gli stipendi non corrisposti dalla società durante la stagione. Alla fine i problemi economici non si risolsero e a fine luglio il Napoli viene dichiarato fallito e costretto a ripartire dalla C1. Olive più di tutti viene ricordato con fastidio perché oltre ad aver giocato molto male, dopo un infortunio alla mandibola accusato in gennaio (con tempi di recupero stabiliti normalmente in poco più di due mesi), non è più sceso in campo facendo imbestialire i tifosi napoletani. In pratica la carriera di Olive si chiude qui (10 presenze in tre anni tra Parma, Catania e Bologna), prima dell'ultima stagione a Ravenna nel 2007-08 senza riuscire ad evitare la retrocessione in C1 della squadra romagnola.

Olive comincia ad allenare, entrando a far parte dello staff di Roberto Donadoni al Parma. Purtroppo la situazione del club emiliano è nota a tutti e dopo la stagione di Napoli, un'altra parentesi sfortunata per l'ex centrocampista pugliese. Ma non preoccupatevi. Lui non molla. Non l'ha mai fatto...