C'è stato un periodo in cui Eriberto Conceiçao da Silva era il beniamino di noi tifosi del Bologna. Certo, non sapeva fare grandi cose, ma correva. Correva velocissimo. Era incostante, spesso sbagliava le cose più elementari e subito dopo faceva un dribbling impossibile. Poi quel periodo è finito: troppa vita notturna fuori dal campo (compreso un incidente sui viali che circondano la città, presi in contromano e corsa finita contro un'utilitaria), troppa indolenza sul campo. Allora nel 2000-01 è stato ceduto in serie B al Chievo, all'epoca sconosciuta squadra di un quartiere di Verona; 4 reti (il doppio di quelle segnate in due anni a Bologna) e arriva subito la promozione. Il primo anno in serie A è incredibile, sia per il Chievo che per Eriberto: 5° posto (e qualificazione alla coppa Uefa) per la squadra allenata da Delneri e la consacrazione per il brasiliano. Con 4 reti e la fascia destra di sua proprietà, mentre sulla fascia sinistra gioca Thomas Manfredini, classe '70, cresciuto nelle giovanili della Juve e alla prima esperienza in serie A dopo tanta gavetta. Sono le frecce nere del Chievo e conquistano le attenzioni di tutte le grandi squadre. Particolarmente interessata è la Lazio che propone qualcosa come 24 milioni di euro per le due ali del Chievo (18 per Eriberto e 6 per Manfredini) più Emanuele Pesaresi. L'affare non va in porto perché il Bologna (che era ancora comproprietario del cartellino del giocatore) si mette di traverso, preferirebbe venderlo alla Juve per ricevere qualche giocatore in cambio. Le trattative sono estenuanti.
Poi in quell'estate 2002 succede qualcosa. Squilla il telefono di Campedelli, presidente del Chievo, dall'altro capo del telefono c'è l'ala brasiliana che da Rio de Janeiro confessa: "Non sono Eriberto. Mi chiamo Luciano Siqueira de Oliveira. Non sono nato il 21 gennaio 1979, ma il 3 dicembre 1975". Non ho l'età, canterebbe Gigliola Cinquetti. Dopo la rivelazione del giocatore cominciano a girare voci abbastanza preoccupanti, ad esempio di una banda di criminali che lo ricattava e minacciava di rivelare il segreto a tutti, ma a rivelare come sono andate le cose ci pensa lo stesso giocatore. Nel 1996, Luciano è un ragazzo povero che vuole entrare nelle giovanili del Palmeiras, storica big del calcio brasiliano, ma ha già 21 anni e non interessa più di tanto ai club brasiliani, un 17enne invece è molto più appetibile...
I quattro anni in più, gli consentono di imporsi sui veri ragazzini brasiliani e il suo nome comincia a circolare. Col Palmeiras vince una coppa del Brasile nel 1998 e in estate viene acquistato dal Bologna per 5 miliardi di dollari. Il resto è storia nota.
Il figlio nato nel 2000, non ha avuto il cognome del padre per tentare di tenere nascosto il cambio d'identità ma su pressione della moglie il giocatore si è liberato di questo peso e riappropriato della sua identità. Non c'erano ricatti, c'è stata semplicemente una fuga dalla povertà. Dopo un attimo di sbigottimento e rabbia, il presidente Campedelli (che sperava di ricavare dalla cessione del giocatore soldi vitali per le casse della società), tutto il Chievo e più in generale il mondo del calcio italiano, aspettano a braccia aperte il suo ritorno in Italia e gli mostrano una grande solidarietà, così come il suo compagno di fascia sinistra Manfredini (lui sì passato alla Lazio). Verrà squalificato (inizialmente per un anno, poi ridotta a sei mesi visto il pentimento e la collaborazione con la magistratura). Ma torna ed è molto più tranquillo, gioca anche 6 mesi all'Inter senza lasciare grandi ricordi. Dopo Sergio Pellissier è il giocatore che detiene più presenze in serie A nella storia del club, avendo vestito la maglia gialloblu per 231 volte...
"In effetti mi sembrava più vecchio, lo prendevamo sempre in giro per questo" il ricordo dell'ex compagno al Bologna, Gianluca Pagliuca
Nessun commento:
Posta un commento