sabato 28 dicembre 2013

El Mariscal, Gabriel Milito

Il Maresciallo si era ritirato già da un anno, colpa dei tanti infortuni che soprattutto nella parte conclusiva della carriera gli hanno impedito di giocare con continuità ma la partita dell'addio al calcio è stata giocata solo pochi giorni fa. Giusto ricordare questo difensore non particolarmente dotato fisicamente (alto solo 1,79), ma veloce, con senso della posizione (pericoloso anche sui calci da fermo), piedi tutt'altro che scarsi e un grande carisma che lo rendeva un leader naturale; sarà ricordato come uno dei migliori difensori argentini anche se purtroppo non è mai riuscito a conquistare un titolo importante con la Seleccion argentina (solo un campionato Mondiale Under 20 nel 1999), 42 presenze in nazionale e una partecipazione ai Mondiali del 2006.

Nato nel 1980, di un anno più giovane del fratello attaccante Diego, nonni originari di Terranova da Sibari, paesino in provincia di Cosenza, cresce nell'Independiente dove esordisce in prima squadra già nella stagione 1997-98. Problema: il fratello gioca per i rivali del Racing Avellaneda, un derby che per intensità è secondo solo a River Plate - Boca Juniors e gli stadi delle due squadre che si trovano incredibilmente a soli duecento metri di distanza tra loro! Sta di fatto che quando si scontrano i due fratelli sembra di assistere alla terza Guerra Mondiale: il difensore Gabriel non faceva sconti a nessuno, tantomeno al fratello e la tensione saliva alle stelle; dopo un derby particolarmente cruento ("L'arbitro ha dovuto separarci perché ci urlavamo cose terribili" ricorda Diego), servì l'intervento dei genitori per riportare la tranquillità in famiglia!

Da sinistra, Diego e Gabriel Milito in un momento di relax
Gabriel si mette in mostra, tanto da suscitare le attenzioni del Real Madrid, all'epoca guidato dal direttore sportivo Jorge Valdano. L'accordo sembra ad un passo ma i madrileni si tirano indietro, sembra che le visite mediche abbiano evidenziato un problema al ginocchio sinistro, anche se girano voci che il trasferimento sia stato cancellato per motivi politici, una vendetta interna nei confronti di Valdano.
Masochismo allo stato puro. Anche perché sfuma l'acquisto, ma comunque arriva il trasferimento in Spagna, in un altro Real, il Real Saragozza e seguono quattro anni spettacolari con più di 150 presenze in quattro anni (alla faccia di chi a Madrid lo aveva scartato), con l'aggiunta di due trofei (una prestigiosa vittoria nella Copa del Rey nel 2003-04 vinta proprio contro il Real Madrid e la Supercoppa Spagnola l'estate seguente). Inoltre nel 2005 si realizza il sogno di giocare insieme al fratello Diego, arrivato in Spagna dopo la retrocessione del Genoa in serie C. La stagione migliore sicuramente è il 2006-07, sesto posto in classifica, 23 reti in campionato per Diego (secondo posto nella classifica marcatori dietro a van Nistelrooy del Real Madrid) e una rosa entusiasmante soprattutto nella metà campo offensiva: due dei tanti eredi di Maradona, Andrés D'Alessandro ed "El Payaso" Pablo Aimar, oltre a Zapater (una sola stagione al Genoa nel 2009-10) e ad Ewerthon, attaccante brasiliano dal grande talento ma non troppo concreto sotto porta. Nella rosa troviamo anche un giovane Gerard Piqué che comincia a farsi le ossa nel calcio che conta e che fornisce un buon contributo con 22 presenze di cui 18 da titolare!

Nel 2007 Gabriel viene acquistato dal Barcellona con un notevole esborso economico (quasi 20 milioni di euro per il cartellino e 4 all'anno per il difensore). Il primo anno è il migliore visto che colleziona 42 presenze stagionali, ma i problemi arrivano nel secondo anno: la rottura del crociato posteriore destro nella semifinale di Champions League contro il Manchester United lo tiene fuori per quasi due anni (curiosamente lo stesso tipo di infortunio che ha sofferto il fratello Diego nel 2013), quando torna ormai non è più il giocatore di prima e Piqué si è già meritato un posto da titolare inamovibile. Uno strappo al polpaccio chiude la sua avventura coi blaugrana nel 2011. In totale fanno 75 presenze in quattro anni. Nel 2011 ritorna all'Independiente per l'ultima stagione della sua carriera e nel giugno del 2012 annuncia il suo ritiro. Grazie di tutto "Mariscal"!


mercoledì 18 dicembre 2013

I NUOVI MISTER - Speciale Portogallo

Un trio di nostre vecchie conoscenze allena nel campionato portoghese, vediamo chi sono....

Abel Xavier, Olhanense - Rispondetemi sinceramente: uno così, ha la faccia da allenatore?


No, eh? 
(e dire che è anche abbastanza sobrio in questa foto)
Invece c'è stato qualcuno che ha avuto il coraggio di affidargli la panchina dell'Olhaense. Tranquilli, è già stato esonerato, ma chi è stato il pazzo ad avergli affidato la panchina? Igor Campedelli! Ex presidente del Cesena, che con lui prima è retrocesso in C1, poi con Bisoli in panchina doppia promozione fino in serie A, salvezza il primo anno (in evidenza Giaccherini, Parolo e Nagatomo). L'anno successivo è un disastro: 4 vittorie, la coppia Mutu-Iaquinta fa faville solo fuori dal campo e la retrocessione è scontata. Cesena di nuovo in B e sulla panchina si siede il fratello del presidente, Nicola Campedelli: buon passato da calciatore (Cesena, Salernitana, ma soprattutto 5 anni al Modena, qualche presenza anche in Under 21) ma giovane e privo di esperienza in panchina. Sarà un bagno di sangue: 3 partite, 3 sconfitte, 2 gol fatti 10 subiti. Torna Bisoli che salva la squadra dalla retrocessione. Nel 2013 Igor se ne va in Portogallo, portandosi dall'Italia tante vecchie conoscenze: Per Kroldrup, i giovani interisti Vid Belec e Daniel Bessa, Federico Dionisi (Livorno), Agon Mehmeti (Palermo e Novara). I risultati? Finora scarsi, visto che la squadra è pericolosamente coinvolta nella zona bassa della classifica...l'anno scorso la salvezza era arrivata solo all'ultima giornata. 

Costinha, Paços Ferreira - Il Paços che l'anno scorso è arrivato terzo (!) ed ha disputato i preliminari di Champions League (poi persi contro lo Zenit San Pietroburgo, adesso gioca in Europa League nel girone della Fiorentina con scarso successo), si trova in ultima posizione in Portogallo.
Tant'è che l'ex centrocampista della nazionale portoghese si è dimesso a fine ottobre. Costinha, che ha vinto una Champions League al Porto con Josè Mourinho e che ha segnato un gol storico all'Old Trafford contro il Manchester United, facendo urlare di gioia il suo tecnico, con esperienze in Francia (Monaco) e Spagna (Atletico Madrid), in Italia viene ricordato soprattutto per la grottesca vicenda di cui è stato protagonista all'Atalanta. Acquistato a parametro zero dal club bergamasco e firmato un triennale, gioca 54 nella partita vinta contro il Parma ad inzio settembre, ma sarà la sua ultima partita per l'Atalanta e l'ultima partita della sua carriera! Complice anche una serie di infortuni e (dichiarazione del calciatore) una aperta ostilità dei dirigenti Osti e Giacobazzi (contrari all'ingaggio del centrocampista perché troppo oneroso); bloccano anche uno scambio che avrebbe permesso a Costinha di raggiungere il maestro Mourinho all'Inter in cambio di Dacourt. Nel frattempo, nel gennaio 2008 il presidente Ivan Ruggeri, che si era imposto per firmare il giocatore, viene colpito da un'emorragia cerebrale e rimane in stato vegetativo. Ormai Costinha a Bergamo non è più gradito e a soli 31 anni dà (di fatto) l'addio al calcio giocato, incredibile... Una curiosità: il secondo di Costinha era Maniche, una breve esperienza in prestito all'Inter nel gennaio 2008, 8 presenze ed un gol alla Juve ma a fine stagione il club non esercita il diritto di riscatto e il centrocampista portoghese ritorna all'Atletico Madrid. Ha giocato in tutte le big portoghesi (Benfica, Porto insieme a Costinha, Sporting Lisbona a fine carriera), brevemente in prestito al Chelsea (8 presenze) e in Germania al Colonia.

Sergio Conceiçao, Academica - Conoscete qualche giocatore vivente a cui sono stati dedicati degli stadi? No, perché se avete qualche notizia non esitate a comunicarmelo, comunque diciamo che il caso di Conceiçao è assolutamente unico! Se capitate a Coimbra, città natale del giocatore potete capitare nel Estadio Municipal Sergio Conceiçao, che non è lo stadio dove gioca l'Academica, ma comunque può contenere 2500 persone.
Si mette in luce nel Porto dove conquista due campionati e nel 1998 viene acquistato dalla Lazio di Cragnotti: inizia subito alla grande con la rete decisiva al 93' per la conquista della Supercoppa Italiana contro la Juve; seguiranno la Coppa delle Coppe (l'ultima assegnata), uno storico scudetto, una Supercoppa Europea contro il Man.Utd e una coppa Italia. Scambiato al Parma per arrivare a Crespo, continua a mostrare tutto il suo talento sulla fascia. Molto meno spettacolare all'Inter (due stagioni) e nel breve ritorno alla Lazio (2003-04) prima di tornare al Porto e vincere il suo terzo campionato. Quando la stagione successiva firma per lo Standard Liegi sembra ormai un calciatore in declino: invece vince il premio di miglior giocatore del campionato. Pare una rinascita, ma l'anno successivo sputa contro un avversario, viene espulso e quando lascia il campo lancia la maglietta contro l'arbitro: questa follia gli costa 3 anni di squalifica, poi ridotta a 4 mesi. Lascia il Belgio e finisce in Kuwait e infine al PAOK Salonicco, dove gioca anche un'amichevole contro la Lazio: gli viene tributata una meritatissima standing ovation da brivid da parte dei suoi vecchi tifosi, il giusto epilogo per la sua carriera da calciatore...


lunedì 9 dicembre 2013

A volte ritornano...

Parliamo di due grandi giocatori che hanno scritto pagine importanti del calcio europeo degli ultimi anni, Henrik Larsson e Robert Pirès
  • Henrik Larsson, attaccante classe '71, è uno svedese un po' atipico: carnagione scura e treccine rasta (tenute fino al 2001), madre svedese e padre . Leggenda dei Celtic Glasgow, squadra per la quale ha militato 7 stagioni realizzando qualcosa come 241 reti (con un anno praticamente saltato a causa della rottura di tibia e perone), dopo essersi ritirato nel 2009, comincia la carriera da allenatore. Dal 2010 al 2012 allena il Landskrona (seconda divisione svedese); nel 2013 decide di fare il vice allenatore di Kenneth Karlsson all'Hogaborgs BK, in quarta divisione, la squadra dove aveva esordito nel lontano 1989. Ma per necessità si è tolto la giacca e cravatta ed è tornato ad indossare gli scarpini: per Henrik la doppia gioia di aver disputato a giugno uno spezzone di partita (7 minuti) giocando insieme a suo figlio Jordan, e di aver salvato l'Hogaborgs dalla retrocessione nella decisiva partita contro l'Haga vinta 2-0 grazie ad una sua grande prestazione!


  • Robert Pirès la scorsa estate si trovava in vacanza in Grecia. Ritiratosi dal calcio professionistico nel 2011 dopo una breve esperienza all'Aston Villa, si concedeva un po' di riposo al caldo delle isole greche. 84 gol per l'Arsenal, 18 reti con il Villareal, un Mondiale ed un Europeo vinti con la Francia (almeno prima che Domenech decidesse di ignorarlo visto che Pirès è del segno dello scorpione....mah!). E una passione per il calcio che lo fa andare a vedere un big match (si fa per dire) di un campionato dilettantistico greco, ovvero Storm Rafina - Mykonos. La squadra di casa perde 0-2 all'intervallo, quando sugli spalti riconoscono Pirès: in qualche modo viene convinto a scendere in campo e (sebbene ingrassato) trascina i suoi nuovi compagni alla vittoria per 3-2 con un gol ed un assist illuminante! La classe non è acqua!

lunedì 2 dicembre 2013

BLOB - Antonio Cassano

"Se quel Bari-Inter non ci fosse stato sarei diventato un rapinatore, o uno scippatore, comunque un delinquente"

Cassano, mentre mostra ai fotografi quanto fa 2+2....
(oppure: Cassano mentre mostra ai fotografi il suo Q.I.)