domenica 19 ottobre 2014

I Balcani, il calcio e la politica (2/3)

Dopo il primo capitolo dedicato alla turbolenta storia degli ultimi anni della Jugoslavia, concentrandoci sul comandante Arkan. Approfondiamo la sua figura perché di lui si parlerà diffusamente (anche) nell'Italia calciofila di fine millennio.
Arkan e le sue Tigri
Nato nel 1952, Zeljko Raznatovic figlio di un colonnello dell'esercito slavo, a 9 anni scappa di casa, a 18 viene arrestato per la prima volta. Nel 1973 viene arrestato in Belgio e condannato a 10 anni per rapina a mano armata ma riesce ad evadere nel luglio 1979. Ad ottobre è di nuovo in carcere dopo due rapine in Svezia e altre tre in Olanda nel giro di brevissimo tempo; recluso nel carcere di Amsterdam, nel 1981 evade per la seconda volta. Altro paese (Germania), altra rapina, altro arresto e nuova evasione! Prima del ritorno in Jugoslavia, un'ultima impresa nel 1983: arrestato a Basilea e fuggito due mesi dopo, la sua quarta evasione!

Come abbiamo visto, il suo nazionalismo e la sua sete di violenza, trovano terreno fertile nel mondo del calcio: la Guardia Nazionale Serba nasce proprio così, tra gli spalti di uno stadio di calcio di Belgrado. Quelli che in seguito diventeranno famosi come le Tigri, sono nati guardando le partite della Stella Rossa e usando come punto di ritrovo una pasticceria che il club aveva donato all'influente Arkan.
Durante la guerra non si contano gli omicidi e le incredibili brutalità messe in atto dal gruppo di Arkan, tra queste ricordiamo: i genocidi di Prijedor (20.000 morti stimati), Sanksi Most, Visegrad (città bosniaca al confine con la Serbia e dove Arkan uccise centinaia di mussulmani, bruciati vivi oppure lanciati dal ponte che attraversa il fiume Drina, pratica passata tristemente alla storia come il lancio del mussulmano) e quello di Srebenica del 1995 insieme alle truppe di Ratko Mladic...

Finita la guerra, Arkan si stabilisce a Belgrado, dove ama ostentare il lusso frutto di anni di rapine, saccheggi e traffici illegali. Nel 1996 diventa anche presidente di una squadra di calcio serba, l'FK Obilic, piccola squadra di Belgrado. L'arrivo del potente Arkan cambia la storia di un club che fino ad allora non è mai stato influente; addirittura nel 1998 la squadra vince il primo (e unico) campionato della sua storia. Tuttavia, secondo quanto scritto dal giornalista americano Franklin Foer, Arkan minacciava i giocatori delle squadre avversarie dell'Obilic, aiutato dai suoi scagnozzi. Un giocatore ha rilasciato un'intervista nella quale rivelava al magazine FourFourTwo di essere stato rinchiuso in un garage mentre la sua squadra affrontava l'Obilic. Minacciata l'esclusione dalle competizioni UEFA, vista la scomoda presenza di Arkan e una sempre più pressante campagna stampa internazionale, fanno desistere il comandante serbo che cede la società alla moglie: una mezza pagliacciata, ma questo basta alla UEFA e la squadra serba può partecipare ai preliminari di Champions League dove sarà sconfitta dalla forte squadra tedesca del Bayern Monaco.
Personaggio interessante anche la moglie di Arkan: nome d'arte Ceca, popstar serba di successo (più di 10 milioni di copie vendute con i suoi cd), più giovane del marito di 21 anni. Si conobbero quando lei cantò in occasione della festa per il terzo anno di attività delle Tigri, Arkan si innamorò e lasciò la sua seconda moglie (Arkan durante la sua vita ebbe 9 figli da 5 differenti donne). Il matrimonio venne celebrato nel 1995, con Arkan in tenuta da generale della prima guerra mondiale alla guida di un corteo di 50 jeep! Dopo anni di pausa, nel 2002 ritorna sulle scene: siliconata, super sexy, un mega concerto con 100.000 presenti ad acclamarla...
Tornando ad Arkan: nel 1998 scrisse una lettera al presidente americano Bill Clinton vista la crescente tensione in Kosovo, avvisandolo del pericolo del fondamentalismo islamico e di non permettere che il terrorismo continui il terrorismo nel territorio serbo; Clinton non ha mai risposto ad Arkan. Nel 1999 iniziano i bombardamenti della NATO che Arkan accusò di colpire anche i civili; quando venne colpito l'edificio che ospitava anche l'ambasciata cinese di Belgrado causando tre giornalisti morti e una crisi diplomatica con il paese orientale, si pensava che da quell'edificio partissero gli ordini di Akan per le sue tigri in Kosovo...

Il 15 gennaio del 2000, dentro il lussuoso Intercontinental Hotel di Belgrado, il giovane Dobrosav Gavric arriva alle spalle di Arkan e fa fuoco con la sua pistola: nonostante una corsa disperata in ospedale, Raznatovic muore tra le braccia della moglie. Rimangono ancora oscuri i motivi del suo assassinio: sicuramente il suo stile di vita lussuoso attirava molte attenzioni, ma l'invidia per le sue ricchezze non sembra proprio il motivo della sua morte. Si è parlato di un contrasto col figlio di Slobodan Milosevic, di un complotto interno al suo gruppo, di legami con la mafia serba, ma probabilmente non si giungerà mai ad una versione definitiva.
Sepolto con onori militari con 20.000 persone che assistono al suo funerale.
Pochi giorni dopo, nella curva Nord degli ultras della Lazio, compare questo striscione:

Il giocatore croato Alen Boksic avrebbe smesso di giocare se avesse visto lo striscione esposto durante la partita: "Sto male, molto male. Sono amareggiato e deluso anche perchè quella scritta viene dai miei tifosi. Hanno reso onore a quello che tutto il mondo considera un criminale di guerra contro il mio popolo. Davvero non si rendono conto di quello che fanno".


Fonti: East JournalWikipedia

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